- Sussidiaria al Cimitero, Via
Padre Augusto Gianola: San Giovanni Battista e San Giovanni
Crisostomo. Fu edificata nel 1300.
La Chiesa del cimitero a chi è dedicata?
Per la ricca tradizione legata a questo luogo sacro si
rimanda al volume A
centonove passi dalla Chiesa di Laorca di Aloisio
Bonfanti (Lecco, 1990).
Essa risulta essere la prima chiesa presente sul suo
territorio; si discute invece su questo passaggio di
titolarità da S. Giovanni Battista a S. Giovanni Crisostomo.
Dato per certo che il
Liber Notitiae Sanctorum dei primi anni del ’300 la
cita come dedicata a S. Giovanni Battista, è durante la
visita di San Carlo del 1566, che l’estensore dei decreti
cita per la prima volta la chiesa di S. Giovanni Crisostomo
in questi termini:
visitata
quoque ecclesia nuncupata S. Joannis oris aurei –
venne visitata anche la Chiesa di S. Giovanni bocca d’oro
[in minuscolo!].
Si aggiunga il fatto che in una grotta fuori della chiesa
veniva venerata la figura di un altro S. Giovanni, detto
l’eremita.
Il dipinto attuale, sulla sinistra della parete che
s’aggiusta con il presbiterio, dove appunto nelle relazioni
degli amanuensi di S. Carlo e del card. Federigo doveva
esserci l’altare dedicato al Crisostomo, non lascia alcun
dubbio, perché raffigura la nascita di Giovanni il Battista;
infatti, accanto al padre che assiste al parto, su di un
tavolo, l'autore ha dipinto il turbante, segno distintivo di
Zaccaria, appartenente alla classe sacerdotale.
A che periodo risale quel dipinto? Don Giovanni Annovazzi,
senza citare la fonte, afferma che il dipinto è del 1638,
cioè 30 anni dopo la visita del card. Federigo e ciò
starebbe a significare che la tradizione era legata più al
Precursore che al vescovo di Costantinopoli. Bisognerebbe
anche essere in grado di giustificare una devozione a questo
santo orientale nelle nostre terre; una devozione pressoché
sconosciuta per quei tempi.
Purtroppo sia ai tempi di S. Carlo che del Federigo le
immagini
sunt
quamplurimae corrosae et squalentes.
Anche se erano corrose e con troppe cadute di colore perché
non accennare ad una pur minima descrizione per un dipinto
fuori del consueto? E perché non ritenere che il relatore arcivescovile abbia usato il
termine “bocca d’oro”, scritto in minuscolo, proprio
riferito a S. Giovanni Battista, per aver preparato un
popolo ben disposto ad accogliere il Signore?
Dall’anagrafe parrocchiale poi si rileva che il nome di
battesimo “Gio Batta” era frequentissimo; un motivo in più
per giustificare una devozione verso il Santo Precursore.
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